Tra gli aspetti tormentosi dell’immane guerra dei continenti vi è l’offesa aerea alle città e alle popolazioni civili. La “tecnica” della cosiddetta “guerra totale” ha spinto anche a ciò: cercare di ledere la vita più interna dei popoli, disorganizzare e ferire i tessuti della innocua e normale esistenza delle genti. Si può e si deve qui fare il caso morale: se cioè sia lecita questa iniziativa distruttrice estesa alle zone più estranee del combattimento ad anche e soprattutto se essa è utile […] Si vuole straziare il sentimento e la fierezza nei monumenti, l’espressione del loro più degno passato […] E questo e non solo e non tanto perché non sia possibile vivere sotto i bombardamenti ma perché è inutile subire squilibri nervosi e disagi, fastidi, ansie e timori, quando vi è la possibilità di organizzare la propria vita altrimenti… – “l’Avvenire d’Italia”, 15 febbraio 1943 – Estratto da Ricerche sulla Montagnola di Bologna: le fortezze papali, ghiacciaie, i rifugi antiaerei.
La presente sezione, protetta da Copyright©, restituisce in modo sintetico (per i numerosi approfondimenti, opere del momento comprese, si può prendere contatto con la sezione tecnica dell’Associazione attraverso la mail di segreteria) e con la corretta esposizione cronologica, le informazioni necessarie a comprendere il complicato meccanismo della Protezione Anti Aerea a Bologna, sia che essa fosse rivolta, principalmente, ai civili (attraverso gli oltre 8000 rifugi costruiti dal 1936 al 1945) o alle opere d’arte. I contenuti, comprese qualche immagine, sono presi a prestito, riassuntivamente, dal catalogo “Memorie sotterranee®”, uscito a corredo dell’omonima mostra, curata da Vito Paticchia e Massimo Brunelli, inaugurata a settembre 2013 nella prestigiosa sede dell’Archiginnasio.
Nel frattempo, visto il grande interesse riscontrato, la mostra è diventata itinerante attraverso i comuni dell’Appennino e della pianura della provincia di Bologna. L’area temporale qui riportata è vasta e ricopre ben più del periodo incluso nel Secondo Conflitto Mondiale, partendo dal 1794, anno in cui si usò per la prima volta un oggetto volante per scopi militari, passando poi per la Grande Guerra, sino alla smobilitazione dei ricoveri (quelli della IIª GM) avvenuta nel 1967.
Si tralasciano volontariamente le argomentazioni sui ripari per i comandi tedeschi, sia cittadini che collinari, e il capitolo sulle gigantesche opere di protezione costruite in Europa, ai vari confini, nel vano tentativo di scoraggiare aggressioni e attacchi alla ognuna integrità territoriale quali Inghilterra, Francia, Germania, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Finlandia, Grecia. Il materiale è sterminato e richiederebbe ben più di una semplice descrizione, ma siamo a disposizione anche per questi argomenti.
Vengono descritte anche le varie simbologie delle “Segnalazioni Distintive” ovvero quelle centinaia di “graffiti” o “scritte di guerra” sparse in ogni dove nel tessuto cittadino del capoluogo emiliano.
Migliaia i documenti sino ad oggi consultati nei tre archivi storici (comunale, provinciale e regionale) oltre alle centinaia di luoghi sotterranei visitati, molti dei quali ancora “attrezzati” con suppellettili e sistemi difensivi. Numerosi, al loro interno, gli oggetti personali ritrovati (bambole di pezza, specchietti, rasoi, cassette di metallo): molteplici pure quelli di utilizzo militare come, ad esempio, una coppia di fari per contraerea, bauli e cassette per radio e munizioni.
Per terminare, si prendono in considerazione, a livello europeo e Nazionale, i recuperi dei manufatti sopravvissuti e la loro successiva valorizzazione.
La nostra esperienza, che raccontiamo volentieri a ricercatori, studiosi ed appassionati, viene divulgata attraverso libri (Collana Bologna sotterranea), visite guidate, mostre (“Memorie sotterranee”, che consigliamo di visionare durante le varie esposizioni), convegni e collaborazioni effettuate in sinergia con altre città estere ed italiane, prima tra le quali Roma, tramite il gruppo NIBRA (di cui siamo co-fondatori) e il Dott. Lorenzo Grassi, curatore del sito “Bunker di Roma“.
– Mongolfiere, dirigibili e aeroplani: dal ‘700 alla guerra in Libia (da Memorie sotterranee): […] … L’osservazione del territorio dall’alto di montagne, crinali, torri, campanili e, se necessario, anche dalle cime di alberi, ha sempre rivestito per l’uomo un ruolo importante, soprattutto in caso di guerra. La mongolfiera, usata per la prima volta nella battaglia di Fleurus (1794) per scrutare i movimenti nemici, permise ai rivoluzionari francesi di battere le truppe alleate di Austria e Inghilterra. L’Italia nel 1885 costituì nell’esercito una prima sezione aerostatica, la quale, dopo il volo dei fratelli Wright nel 1903, divenne nel 1911 Flottiglia aeroplani […] …
– Prima Guerra Mondiale: i civili diventano obiettivi (da Memorie sotterranee): […] … L’uso dell’aviazione portò a significativi cambiamenti nella conduzione militare: la guerra non si svolse più solo lungo le frontiere, in trincea, ma anche nelle retrovie, con attacchi aerei ai nodi ferroviari, ai depositi, alle industrie e alle stesse città. Friburgo, il 14 dicembre 1914, fu la prima città a subire un bombardamento aereo da parte francese; nel marzo successivo toccò a Parigi essere attaccata dagli Zeppelin tedeschi, seguita da Londra il 31 maggio. Da parte italiana, oltre alla base navale di Cattaro, furono attaccate Trieste e Pola, che col Trattato di Parigi divennero italiane […] …
– I Trattati di pace aggravano la crisi in Europa (da Memorie sotterranee): […] … In Europa, la Iª Guerra Mondiale, finiva con un bilancio raccapricciante di morte e distruzione: se il totale dei deceduti di tutti i paesi belligeranti fu di 9 milioni di morti, l’Italia, nei tre anni e mezzo di guerra, ebbe 680.000 mila caduti e poco meno di 500.000 feriti, senza contare ex-combattenti e civili morti per malattie e infezioni negli anni successivi. I Trattati di Pace firmati fra il 1919 e il 1921 nell’ambito della Conferenza di Parigi, non portarono a nulla. I sistemi parlamentari e le democrazie entrarono in crisi aprendo la strada a regimi dittatoriali: in Italia si impose il Fascismo (1922) seguito, in Germania, dal Nazional-socialismo (1933) […] …
– Regolamento dell’Aia sulla guerra aerea (1923) (da Memorie sotterranee): […] … Conclusa la guerra, il Presidente americano Wilson, si fece portavoce di un vasto movimento di opinione pubblica che chiedeva di porre fine al ricorso alle armi. Si cercò anche di regolamentare la guerra aerea. Una Commissione internazionale elaborò un testo organico di 62 articoli: uno di questi, il XXII, stabiliva: “E’ proibito il bombardamento aereo che abbia per finalità di terrorizzare la popolazione civile, di distruggere o danneggiare la proprietà privata che non abbia carattere militare o di offendere dei non-combattenti”. Nessun Paese ratificò questo Regolamento: le porte per una nuova carneficina erano spalancate […]
– L’Aviazione italiana: spettacolarità e poca efficienza (da Memorie sotterranee): […] … Che l’arma aerea sarebbe diventata la protagonista indiscussa di un futuro conflitto, era ormai una convinzione radicata non solo tra i teorici di strategia militare ma anche tra i Capi di Stato Maggiore di diversi paesi. In Italia, però, dopo la creazione della Regia Aeronautica (1923) e la successiva costituzione del Ministero per l’Aeronautica (1924), si preferì l’organizzazione di spettacolari e dispendiose trasvolate da un capo all’altro del mondo che davano l’idea di un’efficienza bellica che non esisteva […] …
– Organi Centrali e la Protezione Anti-Aerea (da Memorie sotterranee): […] … Era altrettanto evidente che il potenziamento dell’aviazione a fini offensivi e difensivi, da sola non avrebbe potuto scongiurare danni alla popolazione civile, la quale andava tutelata con opportune misure di protezione. In Italia, nel 1929, fu creato prima l’Organo Centrale Interministeriale per la Protezione Anti-Aerea (O.C.I.P.A.A.) alle dipendenze del Ministero dell’Interno. Nel 1932 fu sostituito dal Comitato Centrale Interministeriale per la Protezione Anti Aerea (C.C.I.P.A.A) alle dipendenze del Ministero della Guerra con organi periferici costituiti in tutte le Province e presieduti dai Prefetti: i Comitati Provinciali per la Protezione Anti Aerea (C.P.P.A.A.) […] …
– Comitati Provinciali per la Protezione Anti-Aerea (da Memorie sotterranee): […] … Compito dei Comitati Provinciali era il coordinamento delle Istituzioni a vario titolo coinvolte nella protezione dei civili e l’attuazione dei provvedimenti previsti. In particolare: L’allarme: Era attivato attraverso speciali impianti di sirene che segnalassero tempestivamente la minaccia dell’incursione. L’oscuramento: Serviva per togliere ai piloti nemici i punti di riferimento. La dissimulazione degli obiettivi: Attraverso il mascheramento, la mimetizzazione, l’occultamento e la creazione di falsi obiettivi, toglieva al nemico la possibilità di avere punti di riferimento precisi per la rotta o per l’attacco. Lo sfollamento: Le Autorità territoriali dovevano preparare piani dettagliati per evacuare dai grandi centri urbani la popolazione civile non necessaria alla vita della città. La tecnica costruttiva antiaerea: Tutti i nuovi edifici sia pubblici che privati andavano costruiti secondo norme di protezione diretta dalle bombe di ogni tipo e prevedere locali sotterranei per il ricovero in caso di allarme aereo. I ricoveri: Al fine di garantire il funzionamento degli uffici statali, dei servizi pubblici, delle industrie e provvedere alla protezione dei civili, si avviò un programma di costruzione di ricoveri e gallerie […] …
– Unione Nazionale per la Protezione Antiaerea (U.N.P.A.) (da Memorie sotterranee): […] … Nel 1936, in un clima di generale tensione, l’Unione Nazionale Protezione Antiaerea (UNPA), istituita nel 1934 con compiti di protezione civile, fu riorganizzata affidandole anche compiti di prevenzione ed educazione della popolazione alle tematiche della sicurezza. Con l’entrata in guerra dell’Italia, l’UNPA venne militarizzata. A Bologna, la sede del comando UNPA si trovava al n. 13 di Via Zamboni e ad essa bisognava rivolgere le richieste di soccorso […] …
– Misure per la Protezione Anti-Aerea (da Memorie sotterranee): […] … La protezione sanitaria e antigas era affidata alla Croce Rossa la quale doveva provvedere al primo soccorso, al ricovero e alla cura dei feriti. La protezione antincendi era compito dei pompieri. La rimozione delle bombe inesplose, per la sua delicatezza, era affidato a personale specializzato delle forze armate. La protezione del patrimonio artistico e scientifico nazionale, fu affidato alle Soprintendenze statali. La propaganda e l’addestramento della popolazione, fu affidato ai Comitati Provinciali e all’UNPA […] …
– L’addestramento a scuola (da Memorie sotterranee): […] … Negli anni Trenta la spinta espansionistica del fascismo fu fortemente preparata e propagandata nelle scuole. L’introduzione di materie come Cultura militare e la militarizzazione dell’educazione fisica nell’azione dell’Opera Balilla e poi della Gioventù Italiana del Littorio figurano tra le più importanti premesse tese ad indurre i giovani e le giovani a considerare la guerra come una dimensione “naturale” dell’esistenza (testo Gianluca Gabrielli) […] …
– Bologna: una lenta preparazione (da Memorie sotterranee): […] … I ricoveri vennero distinti in: casalinghi, pubblici e collettivi. I primi servivano a proteggere i residenti di un caseggiato; i secondi dovevano proteggere coloro che non avessero un proprio rifugio; i terzi erano invece quelli predisposti negli edifici di enti ed uffici pubblici, come scuole, università, aziende, banche, collegi, alberghi. Ogni rifugio doveva sopportare indicativamente l’urto di una bomba da 100 Kg (peso massimo tra quelle adoperate durante la Iª Guerra Mondiale). A Bologna, il Genio civile fu incaricato di predisporre i primi progetti per mettere in sicurezza la Prefettura e la Questura, le Carceri cittadine, gli Istituti e le Cliniche universitarie […] …
– I primi anni di guerra: 1940-1943 (da Memorie sotterranee): […] … Gli attacchi aerei effettuati sulle città di Genova, Torino e Milano, evidenziarono la totale impreparazione del paese al conflitto e produssero una forte accelerazione nella costruzione di rifugi. La mancanza di risorse impedì l’allestimento di rifugi “antiscoppio” ripiegando su più modesti ricoveri “anticrollo” in ambienti puntellati con travi e coperti da tavoloni di legno. Per proteggere i principali monumenti cittadini furono utilizzate impalcature di legno e sacchi di terra o sabbia, che nulla avrebbero potuto contro eventuali colpi diretti. Le prime incursioni aeree su Bologna iniziarono nel luglio 1943, eseguite da bombardieri in formazione che sganciarono sulla città ordigni di 250 kg., di peso molto superiore ai 100 kg. ipotizzati. I risultati furono devastanti. Tra i molteplici rifugi, solo uno, ebbe la sventura di essere colpito in pieno in due momenti diversi (25/09/43 e 22/03/44) fu il ricovero di fortuna ricavato all’interno del canale Cavaticcio (area corrispondente all’attuale via Marconi). Distrutto consecutivamente per 50 metri sui 105 di lunghezza del condotto allora costruito, si comportò, entrambe le volte, come un’enorme canna da fucile; moltissimi i civili che furono annientati dal vigoroso spostamento d’aria. Il numero delle vittime non fu mai accertato. (parte del testo è tratto da “Aposa segreto, i rifugi antiaerei”) […] …
– Bologna obiettivo militare (da Memorie sotterranee): […] … Nel 1943 Bologna rappresentava il più importante nodo ferroviario italiano. A Santa Viola c’era la stazione di trasformazione e smistamento della energia elettrica che riforniva le linee ferroviarie che convergevano sulla città: la sua distruzione avrebbe arrecato notevoli difficoltà ai tedeschi e, insieme ad attacchi mirati in altri nodi di queste infrastrutture, avrebbe potuto addirittura interrompere il traffico ferroviario. Il destino di Bologna era segnato: la sua distruzione divenne obiettivo strategico del Comando alleato per le operazioni nel Mediterraneo e affidato al 2º Gruppo USAF […] …
– Le incursioni aeree su Bologna: 16 luglio 1943 – 21 aprile 1945 (da Memorie sotterranee): […] … Oltre allo scalo ferroviario, Bologna aveva un tessuto industriale di fabbriche ad alta tecnologia che era stato completamento riconvertito dai tedeschi ad uso militare. I risultati dei bombardamenti alleati furono drammatici. Vittime civili: 2.481 morti e 2.074 feriti. Danni edilizi: 1.336 fabbricati distrutti, 1.582 fabbricati semidistrutti, 2.964 fabbricati lesionati. Incursioni: 94 il totale delle incursioni: di queste 32 effettuate da decine o centinaia di aerei. Le più gravi: 25 settembre 1943- h. 10,56 – 1.033 morti 300 feriti – Quartiere Lame e via Rizzoli / 29 gennaio 1944- h. 12,00 – 31 morti 47 feriti – Colpito l’Archiginnasio / 24 agosto 1944- h. 23,30 – 71 morti 59 feriti – Quartieri Bolognina-S.Orsola / 12 ottobre 1944- h. 10,30 – 434 morti 600 feriti – Mille gli aerei impegnati. […] …
– Ricoveri per la popolazione civile: trincee antischegge, ricoveri tubolari, ricoveri anticrollo (da Memorie sotterranee): […] … Le trincee antischegge erano dei ripari temporanei e d’emergenza costruiti a cielo aperto nelle piazze o lungo le strade da utilizzare nel corso di un attacco aereo improvviso o nell’impossibilità di raggiungere un rifugio sicuro. I ricoveri tubolari erano costituti da un cilindro del diametro di 2 metri con sezioni di lunghezza variabile unite le une alle altre secondo uno schema a zigzag. I ricoveri anticrollo consistevano nel rafforzamento con travi e puntellature in legno dei sotterranei situati al di sotto dei palazzi, attrezzandoli con servizi igienici, panche, uscite di sicurezza e ventilazione. A Bologna, furono costruite 21 trincee antischegge, 50 ricoveri tubolari e 154 rifugi anticrollo (i rifugi nella loro totalità furono circa 8000, di cui, appunto, 154 quelli documentati attraverso materiale d’epoca, 704 quelli visitati) […] …
– Ricoveri per la popolazione civile: ricoveri in galleria (da Memorie sotterranee): […] … A Bologna, dopo un’iniziale inerzia e dopo i tragici bombardamenti dell’autunno 1943 e del gennaio 1944, si provvide a costruire difese di ogni genere, ma soprattutto 25 ampi ricoveri in galleria. Furono utilizzate l’area collinare a sud della città; quelle a ridosso della cinta muraria in Viale Carducci e in Viale Berti Pichat e, all’interno della terza cinta di mura, in corrispondenza di particolari aree rialzate, come la Montagnola o i giardini di via del Guasto[…] …
– Segni convenzionali per la protezione di chiese, monumenti storici e ospedali (da Memorie sotterranee): […] … Al momento dell’entrata in guerra, dandone comunicazione ai governi Britannico e Francese, per proteggere dai bombardamenti “gli edifici consacrati ai culti, alle arti, alle scienze e alla beneficenza, nonché i monumenti storici, gli ospedali civili e altri centri di raccolta di malati e feriti…” l’Italia adotta un Segno distintivo che consiste: “… in un rettangolo contenuto in campo di colore giallo e, diviso secondo una diagonale, in due triangoli: uno di colore nero e l’altro di colore bianco…”. Sui tetti e sulle facciate degli ospedali, inoltre, per una maggiore visibilità, verrà anche utilizzato il segno della Croce Rossa[…] …
– Segnalazioni distintive: rifugi – uscite di sicurezza – ventilazione – cisterna – pozzo – idrante (da Memorie sotterranee): […] … Per infondere maggiore sicurezza nella popolazione, a fronte di una carenza strutturale da parte degli apparati statali a fronteggiare con mezzi e preparazione adeguate l’emergenza bellica, si provvide a segnalare tutto quanto potesse facilitare l’individuazione dei rifugi e gli interventi delle squadre di soccorso. La presenza di un rifugio era segnalata con una freccia contenente l’indirizzo dello stabile. I ricoveri dovevano essere dotati di una o più uscite di sicurezza nel caso quello principale fosse rimasto ostruito dalle macerie. La ventilazione era assicurata da appositi condotti. Erano segnalati da frecce sistemate in posizione elevata. In caso di incendi si provvide a costruire delle cisterne temporanee, ad aprire e segnalare i pozzi e, soprattutto, a predisporre una capillare rete di idranti. Molte altre scritte di diverso significato furono riportate sui muri durante vari avvenimenti. Eccone qualcuna come esempio: W IL RE (in occasione delle visite di Vittorio Emanuele III), Opera dei liberatori (propaganda per definire distruttori le forze Alleate; questi pittogrammi comparvero ad esempio, all’Archiginnasio e alla chiesa dei Salesiani, che subirono entrambi molti gravi danni). W Roosevelt, W Churchill, W Stalin, I partigiani non dimenticano …. […]; scritte rare, e in via di cancellazione, dipinte dopo la liberazione […] …
– Ricoveri per la popolazione civile: gallerie cittadine (da Memorie sotterranee): […] … Dall’ottobre del 1943 i lavori di costruzione di ricoveri pubblici furono notevolmente accelerati. La capacità protettiva complessiva fu portata dai 26.000 del 1 ottobre 1943 ai 100.000 del 1945. Fuori porta, tra Castiglione e il Meloncello, anche i rilievi degli enormi parchi furono utilizzati per costruire capienti e sicuri ripari. Si utilizzò pure il corso sotterraneo del torrente Aposa sfruttando le ampie volte di copertura che superavano i dislivelli collinari nel tratto tra l’odierna via Codivilla e la chiesa della SS. Annunziata, adattandolo a rifugio per il personale delle Officine Rizzoli e per i militari del 6° Reggimento Autieri. La capienza complessiva di tutti questi ricoveri era di parecchie migliaia di persone (testo tratto da “Aposa segreto, i rifugi antiaerei”) […] …
– Il dopoguerra: smobilitazione, indennizzi ed espropri (da Memorie sotterranee): […] … Finita la guerra, le nuove autorità insediate alla guida del Comune e della Provincia, dovettero affrontare i gravissimi problemi di una città e di un territorio devastati dalla guerra. La gran parte di rifugi e delle trincee tubolari e antischegge fu smantellata per recuperare i materiali da utilizzare in altre opere di ricostruzione. I ricoveri in galleria più lontani dalla città, quelli oggetto di saccheggio da parte di civili o divenuti ricoveri per pratiche “contro la morale pubblica”, furono murati con sollecitudine. Si aprì anche il lungo contenzioso tra Comuni, Prefettura e Ministeri centrali per il recupero di crediti. Contenziosi che si protrassero per anni e decenni: la parola “fine” arrivò con la legge n. 123 del 2-12-1967 quando lo Stato autorizzò gli indennizzi e gli espropri dei suoli occupati per la costruzione di ricoveri antiaerei […] …
– A Bologna e in Regione (da Memorie sotterranee): […] … A partire dal 1995, dopo le celebrazioni per il 50° Anniversario della Liberazione, prende avvio una nuova sensibilità e attenzione verso il patrimonio fisico, testimoniale, di quel particolare e tragico periodo. Istituzioni pubbliche e private, musei, enti e associazioni culturali ampliano il campo di ricerca e indirizzano i loro strumenti di analisi anche verso oggetti e realtà considerate fino ad allora fonte secondaria per gli studi storici. Sulla scia di queste suggestioni, l’Istituto Beni Culturali, dal 1997, inserisce rifugi, cavità sotterranee e grotte utilizzate nel corso degli anni 1940-1945 fra il patrimonio del Progetto regionale Linea Gotica svolgendo opera di sensibilizzazione verso gli Enti e le Amministrazioni pubbliche per la loro tutela e valorizzazione. A livello locale, prende corpo una nuova attenzione verso queste tipologie di monumenti che diventano a tutti gli effetti luoghi di identità e occasione di recupero della memoria storica di intere comunità. Longiano, Casalecchio di Reno, Bazzano, Montesole, Livergnano, Castiglione di Forlì sono alcuni degli esempi e i battistrada di una realtà che va diffondendosi in tutta la Regione […] …
– Esperienze di valorizzazione in Italia (da Memorie sotterranee): […] … I grandi centri urbani, i capoluoghi di regione e di provincia, le città universitarie, sotto la spinta di studiosi, ricercatori e associazioni, sono investite in prima persona di questa nuova sensibilità che a livello nazionale produce una straordinaria varietà di proposte e di iniziative. Si avviano i primi interventi di recupero che amplificano all’infinito le suggestioni intrinseche di queste particolari tipologie di reperti. Gallerie, bunker, rifugi e cavità sotterranee, oggetto di allestimenti e spettacoli artistici, proiezioni di filmati, incontri, letture pubbliche, visite e racconti di protagonisti, diventano anche un mezzo per veicolare verso i settori giovanili la conoscenza del nostro recente passato. Luogo di salvezza di intere famiglie, sono anche l’ultimo anello di congiunzione con i piccoli testimoni di allora, bambini e ragazzi. A Milano, Torino, Napoli, Genova, La Spezia, Pistoia, Bergamo, Udine, Parma e in centinaia di grandi e piccole città, amministrazioni comunali, sovrintendenze statali, enti proprietari di rifugi, gruppi di speleologi, architetti e associazioni collaborano attivamente per il recupero e la valorizzazione di questo diffuso e imponente patrimonio nella doppia valenza di testimone di una pagina storica dolorosa ma anche potenziale risorsa per attività di turismo culturale. E Bologna? […] …
– Esperienze di valorizzazione in Europa (da Memorie sotterranee): […] … Nelle principali capitali europee, a Berlino, Londra, Parigi, Roma dove le élites che governavano quei paesi si accingevano a prendere decisioni che avrebbero cambiato i destini del mondo, a partire dal 1930 mentre si progettavano ricoveri di fortuna per la popolazione civile, iniziavano i lavori di costruzione di rifugi e bunker per garantire la sicurezza dei vertici politico-militari e il funzionamento dei centri vitali di ogni paese. A Berlino, in attesa di nuove e sorprendenti aperture, si può visitare, nel distretto di Wedding, a Gesendbrunnen, un rifugio definito dalle autorità berlinesi “l’edificio di protezione civile più autentico del periodo nazista” sottoposto a tutela già nel 1999. Un altro bunker antiaereo, costruito per proteggere i viaggiatori in arrivo alla stazione Friedrichstrasse, è stato acquistato e trasformato in spazio espositivo dal collezionista Christian Boros. A Londra, dove l’intera rete della Metropolitana fu attrezzata per ospitare i civili durante i bombardamenti della città, dei tronchi dismessi e mai riaperti sono oggi aperti alle visite, come la mitica Cabinet War Room sotto Down Street dove Winston Churchill riuniva il suo staff e prendeva le decisioni più importanti. A Parigi, con oltre 300 km di gallerie scavate nel corso dei secoli sotto la superficie della città e sotto la metropolitana, si possono visitare i diversi tratti utilizzati dai civili e dai comandi tedeschi e quello che ospitava il QG della Resistenza. A Roma, dove ogni palazzo del potere fascista ospitava un rifugio, è stato aperto al pubblico il bunker di Mussolini sotto Villa Torlonia, mentre a Monte Soratte è visitabile il rifugio lungo 4 km costruito per il Comando Supremo dell’esercito e che durante l’occupazione tedesca fu sede fino a maggio ’44 del Comando di Kesselring. A Barcellona, uno dei rifugi costruito per proteggere i civili dai bombadamenti italiani, è ora un Museo cittadino della memoria. Una varietà di proposte e di soggetti tenuti insieme dalla comune prospettiva di conservare e far conoscere un patrimonio storico riccamente simbolico […] …
I crediti per le immagini sono chiaramente riportati sul catalogo “Memorie sotterranee”, così come su ognuno dei pannelli dell’omonima Mostra.
In conclusione:
Sotto le strade e le piazze che attraversano buona parte di Bologna e che tutti i giorni una moltitudine di persone percorre, esiste un enorme patrimonio storico e archeologico. Proprio l’abbondanza, la lunghezza, le dimensioni e la bellezza di queste che possono essere definite legittimamente e a pieno titolo “architetture urbane sotterranee” collocano la nostra città tra le più importanti e suggestive città sotterranee a livello mondiale. Tra queste architetture ipogee assumono grande rilievo i sotterranei legati alla Seconda Guerra Mondiale, consistenti in rifugi per civili e militari, ricoveri, comandi militari, depositi e quant’altro, sovente ricavati da strutture antichissime. – Estratto da “Aposa segreto, i rifugi antiaerei”.