Sopra e sotto l’Orto Botanico

Fondato nel 1568, l’Orto Botanico dell’Università di Bologna è uno dei più antichi al mondo e la sua storia è stata sin dall’inizio strettamente connessa al ruolo e all’evoluzione degli studi botanici in Italia. Fin dal Cinquecento lo Studio bolognese fu una delle principali sedi della cultura botanica italiana; nel 1568, su proposta di Ulisse Aldrovandi, il Senato bolognese istituì l’Orto Botanico, uno dei più antichi d’Italia dopo quelli di Pisa, Padova e Firenze, tutti fondati attorno alla metà del ‘500. La prima sede dell’Orto fu all’interno del Palazzo Pubblico in un cortile che oggi corrisponde approssimativamente alla Sala Borsa. L’Orto si sviluppò nel Seicento lungo la linea tracciata da Aldrovandi; intervennero però nel corso del secolo due mutamenti fondamentali legati l’uno all’altro: l’enorme aumento di conoscenze floristiche ed il progressivo affrancamento della botanica dalla scienza medica. Nel 1587 si provvide a trasferire la coltivazione in un sito più ampio presso l’attuale Porta S. Stefano, dove le piante coltivate salirono da 800 nel 1573 a circa 3000 nel 1595. All’interno del Palazzo Pubblico rimase solo la collezione dei «semplici», cioè delle piante medicinali, necessaria alle esercitazioni. Nel 1803, infine, l’Università acquistò, tra Porta San Donato, Porta Mascarella e via Irnerio, un’ampia area prevalentemente agricola, ma già provvista di giardini e viali alberati, dove venne definitivamente ubicato, nella sede attuale, il nuovo Orto Botanico, sorto dalla riunificazione delle collezioni di Palazzo Pubblico e di Porta Santo Stefano. L’Orto Botanico attuale segue due criteri espositivi diversi: da un lato, la presentazione di singole collezioni di particolare pregio, e dall’altro la ricostruzione di ambienti naturali, nei quali le specie vegetali siano inserite in modo simile a quanto avviene in natura. L’Orto moderno infatti deve assolvere a funzioni nuove, in particolare di divulgazione e didattica rivolte ad un pubblico ampio cui l’Orto storico non si rivolgeva. Per informazioni più approfondite sui vari periodi della storia dell’Orto Botanico potete seguire i collegamenti riportati qui sotto:

Alcune delle parti idrauliche dell’Orto Botanico, ovvero la rete di distribuzione idrica derivata dal Canale di Savena

Dal Canale di Savena si diramava in città una complessa rete, composta da una quarantina di rami e derivazioni secondarie, che si sviluppava nel settore Est compreso fra l’Aposa e la cinta muraria e, ad Ovest del torrente, giungeva ad alimentare i Conventi di S. Agnese, S. Domenico, S. Francesco e il Palazzo Comunale.

I condotti correvano lungo le strade, ma anche, denunciando una loro realizzazione precedente, sotto i fabbricati stessi, i loro portici o in corti private.

In una “Nota di tutt’i Luoghi, che si servono dell’Acqua cavata dalla Chiusa di S. Raffaello” (oggi S. Ruffillo), compilata fra il 1662 e il 1663, vengono meticolosamente descritti i percorsi seguiti dai vari rami, emissari ed immissari.

Le medesime descrizioni, riportate vent’anni dopo in un altro elenco, verranno poi riprese da Carlo Salaroli nella sua “Origine di tutte le strade di Bologna”, pubblicata a metà del secolo successivo sotto lo pseudonimo di Ciro Lasarolla dimostrando che, sostanzialmente, i percorsi dei condotti erano rimasti inalterati.

Ora prendiamo in esame e descriviamo solamente i rami di nostro interesse, ovvero quelli che alimentavano l’ampio spazio della palazzina della Viola, oggi in parte occupato dal nostro Orto Botanico; si potrebbero citare anche tutti le altre diramazioni ed i loro rispettivi percorsi, ma riteniamo che quattro pagine potrebbero non essere sufficienti.

“… attraversata questa strada, la canaletta giungeva alla parte posteriore del Borgo di San Giacomo. Dopo aver varcato il Borgo, proseguiva dietro le sue case fin davanti a Gattamarza. Qui svoltava a destra, sottopassava Strada San Donato, entrava nell’orto della Viola che attraversava fin quasi contro le mura. Seguendo un tragitto parallelo alla cinta muraria giungeva al Convento di San Guglielmo, vicino a Porta Mascarella, ed usciva dalla città…”

“… dal Fossato dei Pellacani si diramavano diversi rami; uno, derivato all’angolo fra la via Pellacani e via San Vitale, correva nel mezzo delle case di questa strada: davanti al Convento di San Leonardo voltava a sinistra per proseguire fra le case comprese tra la via Gattamarza e il Borgo San Leonardo. Alla fine del loro percorso le acque si immettevano in una chiavica che, sottopassato il Borgo San Giacomo, confluiva nel ramo della Viola…”

“… dal ramo di San Vitale si staccava un altro condotto che, tra le case di Gattamarza e Vinazzi, andava ad innestarsi in una chiavica a sua volta immissaria, dopo aver sottopassato il Borgo di San Giacomo, del condotto della Viola. Un ramo secondario partiva da una casa nella via Vinazzi e, attraversata la strada, correva dietro le case andando a immettersi in un chiavicotto a servizio della casa dei Malvezzi, sita all’angolo fra Strada San Donato e via Belmeloro…”

“… un ulteriore ramo giungeva “sopra terra” (scoperto: questo tratto è visibile nell’icnoscenografia di Filippo Dè Gnudi, risalente al 1702) in mezzo alla via Vinazzoli, erroneamente indicata nelle relazioni e in Lasarolla come via Vinazzi (le Vie Vinazzi, Vinazzetti e Vinazzoli venivano spesso scambiate fra di loro. Fin dal secolo XIII la toponomastica bolognese è piena di Vinazzi, Vignazzi, Vinnazzetti, che indicano ad un tempo i residui del mosto dopo la torchiatura e i luoghi campestri prossimi alla città in cui venivano smaltiti, luoghi che, con la crescita urbana, sono poi diventati vie e Borghi) via Belmeloro di fronte alla casa Malvezzi. Voltava quindi verso la casa dei “Sabadini per sino al Ponticello” che sottopassava; dopo aver girato a sinistra, attraversava alcuni orti dietro le case del Borgo di San Giacomo dalla parte di sopra e, successivamente, andava ad immettersi, in corrispondenza di Gattamarza, in una chiavica tributaria del condotto della Viola (nell’icnoscenografia di Filippo Dè Gnudi il condotto, scoperto, raggiunge direttamente via Gattamarza)Un ramo, probabilmente derivato dal precedente, correva fra la via Pellicani e l’altro Vinazzi (attuale via dei Bibiena) fin sotto il Guasto Bentivoglio, dove si univa ad altre acque (il Guasto così denominato è il punto oggi coperto dal Teatro Comunale, ove, in antico si mise a ferro e fuoco il magnifico Palazzo dei Bentivoglio, allora famiglia dominante a Bologna)Nel punto inferiore del Fosso dei Pellacani si staccava un condotto il cui percorso proseguiva parallelamente a Strada San Donato. Sottopassato il Monte della Canapa (ex Scuderie Bentivoglio-di fronte al Teatro Comunale-dove venivano messi a riposare i cavalli-circa 1000 si racconta-oggi occupate da saloni multiuso) e Palazzo Paleotti, attraversava il Borgo di San Giacomo raggiungendo la Chiesa della Maddalena. Da qui il ramo proseguiva dietro le case di San Donato fino a confluire in una chiavica immissaria del condotto della Viola…”

“… sotto la bottega del “Marescalco della Piazza de SS.ri Bentivoglj” (attuale Piazza Verdi) partiva un ulteriore ramo che, dopo essere passato sotto il Guasto, giungeva, seguendo un tracciato dietro le costruzioni di San Donato, fin davanti alla Chiesa della Maddalena. Davanti al “Pignattaro” di Strada San Donato riceveva le acque di un chiavicotto corrente in mezzo alla via del Guasto. Nel tratto compreso fra questa via ed il Borgo della Paglia (attuale via Belle Arti) il ramo di Strada San Donato alimentava un condotto che, attraversato l’orto di un certo Fasanino in Strada San Donato, proseguiva dietro le case del Borgo della Paglia fin davanti alla Chiesa della Maddalena. Qui i due rami, l’adduttore e il derivatore, confluivano in un’unica conduttura che oltrepassava il Borgo della Paglia ed entrava dietro la casa di detta via, all’angolo con Strada San Donato, dividendosi in due parti. Un braccio, corrente sempre dietro le case di Strada San Donato, superava la Braina di detta strada e andava ad immettersi nel condotto della Viola. L’altro passava dietro le case del Borgo Paglia, svoltava in via Centotrecento e tenendo il centro di questa strada giungeva in Borgo Marino, ove si congiungeva ad altre acque…”

“… nella Piazza dei Bentivoglio, dal fossato dei Pellicani derivava un condotto che sottopassava il Guasto e, dopo aver attraversato e seguito per un certo tratto il Borgo Paglia, proseguiva nel mezzo delle case di via Mascarella e Centotrecento. Poco prima di Borgo Marino voltava decisamente a destra , attraversava via Centotrecento per raggiungere, al termine di un percorso dietro le case di questo Borgo, il luogo in cui sorgevano le Case Nuove dei SS.ri Malvasia, dove svoltava a sinistra. Superato Borgo Marino le acque del condotto, unite ad altre ricevute sotto casa Salicini, attraversavano gli orti e andavano ad immettersi nel sistema idrico della Viola…”

“… anche il ramo di Strada Maggiore alimentava alcune condutture distribuite lungo il suo tragitto. Un ramo, derivato di fronte al “Fornaro dei Servi”, imboccava via del Begatto. Raggiunta Strada San Vitale, percorreva questa in direzione della Porta fin sotto la “Casa del Giroldo”, dove si innestava in una Chiavica immissaria della rete idrica diretta alla Viola. Un altro ramo, derivato nel Begatto, passava nell’androna di San Tommaso, compresa fra il Begatto e l’androna di San Leonardo, ed alimentava altri quattro condotti…”[2]

Le esplorazioni odierne

Oggi, di tutto quel reticolato enorme di canalette restano diverse tratte, modificate nei secoli ma distrutte, purtroppo, in buona parte durante la seconda Guerra Mondiale (Bologna fu assai martoriata dai bombardamenti[3]). Successivamente recuperate, ed ancora presenti e in uso, le condotte (alcune) più moderne si innestano in quelle più antiche. Il loro lavoro, benchè non più irriguo, ma di smaltimento acque (nere o bianche che siano) viene svolto pazientemente. Del secondo tipo fa parte il percorso perlustrato di recente, dove si sono rintracciate le fondazioni più vecchie (cinquecentesche), ma anche un’incisione del 1904, indicante una manutenzione effettuata al condotto; manutenzione che, purtroppo, non viene più eseguita da parecchi decenni visto l’enorme spessore dei sedimenti che arrivano oramai alla base della volta completamente rivestita di mattoni e di pregevole fattura.

Resta ancora da visionare un lungo passaggio. Non tutti i segreti dei sotterranei dell’Orto Botanico sono stati svelati; speriamo di riuscire a farlo.

Ringraziamenti

Grazie di cuore al Dott. Umberto Mossetti, Curatore dell’Orto Botanico e ai ricercatori del dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali per essersi messi in contatto con l’Associazione, per la splendida accoglienza (anche per il caffè, ottimo…) e che, con pazienza, hanno risposto alle nostre numerose domande sul funzionamento dei vari strumenti e sulle tipologie delle piante presenti, sia nelle serre che all’esterno.

Per il Gruppo Bologna Sotterranea®

Associazione Amici delle vie d’acqua e dei sotterranei di Bologna

Presidente, Avv. Antonio de Capoa

Dott.ssa Anna Brini

Sig. Massimo Brunelli

Arch. Francisco Giordano

Sig. Davide Sandri

Responsabile alla sicurezza, Ing. Roberto Sgargi


[1] Dal sito dell’Orto Botanico.

[2] Il sistema delle acque a Bologna dal XII al XIX secolo, a cura di Angelo Zanotti, Editrice Compositori, Bologna, 2000.

[3] Sono numerosi i testi che trattano dell’argomento: per ulteriori approfondimenti e per la bibliografia cfr: Ricerche sulla Montagnola di Bologna, le fortezze papali, le ghiacciaie, i rifugi antiaerei, a cura di Giancarlo Benevolo-Massimo Brunelli, Maglio Editore, 2013; Aposa segreto, i rifugi antiaerei a cura di Massimo Brunelli-Francisco Giordano, Ass. Amici delle vie d’acqua e dei sotterranei di Bologna, 2012; Delenda Bononia, immagini dei bombardamenti 1943-1945, Bologna, Pàtron, 1995; Bologna gente e vita dal 1914 al 1945, a cura di Franco Cristofori, Bologna, Edizioni Alfa, 1980; cfr. inoltre i numerosi testi di Vito Paticchia.