L’ultimo ululato della sirena antiaerea

30 Giugno 2020.

Repubblica Bologna.

Articolo di Luca Sancini.

Unico rimasto tra quelli usati per salvare la popolazione tra il ‘43 e il ‘45 l’allarme è stato spostato nel rifugio di Villa Revedin. Dove suonerà ancora.

Le prime bombe su Bologna caddero il 16 luglio del 1943. Poi seguirono due anni di ferro e fuoco con 94 attacchi degli aerei alleati sulla città, fino al 20 aprile del 1945, il giorno dell’ultima incursione e delle ultime vittime. A dare un soffio di speranza in più ai bolognesi sotto le bombe, c’era il sistema antiaereo, che poteva contare su circa 120 sirene d’allarme sparse in tutte le zone
della città. Dopo il loro sinistro ululare, c’era la rete dei rifugi dentro i quali dovevano raccogliersi i cittadini.
L’ultimo di quei dispositivi acustici che annunciavano drammi ma salvavano vite umane, sta per essere restituito alla memoria della città.
«L’ultima sirena ha resistito oltre 70 anni alle intemperie, come da garanzia della Ercole Marelli, la ditta che le costruiva allora – racconta Massimo Brunelli, vicepresidente dell’Associazione Bologna sotterranea che da anni si occupa tra le altre attività, di ricostruire tutta la rete dei rifugi antiaerei del secondo conflitto mondiale –. Era dentro l’area della ex Staveco, montata a metà degli anni ‘30 sul tetto di un capannone. Prima veniva usata per cadenzare l’inizio e la fine dei turni di lavoro, poi con la guerra è servita a lanciare l’allarme per la zona tra porta Castiglione
e porta Santo Stefano e per la zona sud della città». Secondo le regole d’ingaggio dell’Unpa, la protezione antiaerea italiana, dopo l’avvistamento di velivoli nemici in avvicinamento scattava
il “piccolo allarme” (un suono breve di sirena), che poteva essere seguito dal “grande allarme”, dopo il quale l’unica soluzione lasciata ai bolognesi era correre verso i rifugi.
Un dispositivo che non funzionò il 25 settembre del ‘43, attivato troppo tardi per potersi mettere in salvo e lasciando alla mercé delle bombe la città. Era un sabato ed era giorno di mercato: alla fine dell’incursione si contarono 1.033 vittime, nel peggior bombardamento che si ricordi su Bologna. Altri altrettanto pesanti ne seguirono anche nell’autunno del 1944, con la zona della stazione tra le più bersagliate.
Con un lavoro a tre di Bologna sotterranea, Demanio e Beni culturali, e grazie alla ditta Manzini, alcuni giorni fa si è potuto finalmente sbullonare dai fissaggi che avevano resistito al tempo l’ultima sirena dal tetto. Ora il dispositivo d’allarme è conservato nell’ex rifugio antiaereo “Vittorio Putti” gestito da Bologna sotterranea, Villa Revedin presso il Seminario arcivescovile.
«Proprio questa settimana ci sarà l’intervento, speriamo definitivo, per riportare al completo funzionamento la sirena con la consulenza di un esperto motorista elettrotecnico che ci consentirà di farla risuonare. Resta un esemplare unico perché la gran parte delle sirene dopo la guerra, delle quali abbiamo ritrovato gli elenchi completi negli archivi, furono consegnate ai Vigili del Fuoco per riutilizzare i materiali metallici – spiega ancora Brunelli –. Questa sirena si è salvata perchè era dentro un’area militare, ed è in discrete condizioni.
Non la verniceremo di fresco, verrà mantenuta così per dare anche il senso del tempo passato».