25 aprile al Rifugio antiaereo Vittorio Putti

Corriere di Bologna.
Articolo e fotografie di Federica Nannetti.

Le prime bombe caddero il 16 luglio 1943 e da lì, fino al 1945, ma le incursioni aeree che seguirono furono centinaia. Già allora Bologna era un fondamentale snodo ferroviario per il rifornimento delle truppe tedesche, ma aveva anche la stazione elettrica in Santa Viola e numerose fabbriche riconvertite dai tedeschi a uso militare: obiettivi strategici da colpire. Anche i più piccoli rifugi, come quello scavato in una stretta galleria per sole 50 persone fuori porta tra San Mamolo e Castiglione, erano necessari come l’aria: 50 vite, se ammassate anche 80, messe al sicuro nelle viscere dei colli, in un cunicolo largo appena quanto una persona; entravano in fila indiana. Questo rifugio, ribattezzato oggi Francesco Rizzoli per la sua connessione all’omonimo istituto ortopedico e al più grande ricovero chiamato Vittorio Putti (dal nome di un allievo dello stesso Rizzoli), sarà a breve il secondo rifugio visitabile in città dopo il Putti appunto, recuperato a partire da una decina di anni fa. E proprio della sua storia si parlerà in anteprima, tra le altre cose, nel corso del tour organizzato per il prossimo 25 aprile dall’associazione Amici delle vie d’acqua e dei sotterranei di Bologna, che si sta occupando del suo recupero grazie a una convenzione con l’istituto ortopedico. A una datazione precisa della costruzione di questo sistema di protezione al momento non è ancora stato possibile risalire ma, come spiegato dal vicepresidente dell’associazione, Massimo Brunelli, «in base ad alcune scritte si può dire che al 22 giugno 1944, giorno di pesanti bombardamenti, era già operativo…[Continua nell’articolo sul Corriere di Bologna…].