Le lapidi perdute

0000In tanti anni, passati ad esplorare cunicoli e condotti sotterranei, ci siamo spessissimo imbattuti in oggetti di ogni genere, da quelli personali, abbandonati e poi lasciati o finiti lì chissà come, ai manufatti creati appositamente per ricordare determinati momenti o realizzazioni. E questo è il nostro caso.

Di recente, all’interno di un corso d’acqua, oggi totalmente ipogeo e rivestito in muratura, abbiamo rinvenuto una decina di interessanti lapidi, tutte identiche, con usura diversa, situate lungo un percorso di circa 6 chilometri (per ora, l’esplorazione è ancora in essere quindi potrebbero essercene altre), che riportano l’anno di intervento e altre notiziuole: nello specifico, un grande fascio, la data 1928, A. VI (anno 6°) EF (era fascista).

L’”imprimatur” fu inserito (con un ottimo lavoro di unione delle parti) nelle spallette delle volte (esattamente in quelle dei ponti stradali e in quelle, più piccole, dei ponticelli pedonali, tutte quante, a loro volta, inglobate nell’arcata di copertura) durante l’ultima sistemazione (quella definitiva) del nostro corso, che, durante il suo viaggio raccoglie anche altre numerose acque provenienti dalla zona est di Bologna, le quali si uniscono tramite confluenze, raccordate con speroni in cemento di foggia molto curata.

Molte le modifiche e le raddrizzature avvenute. Lo stato di conservazione generale del lunghissimo condotto è ottimo.

Da documenti d’archivio (Archivio Storico Comunale) si è ricostruita l’intera storia, che inizia tra semplici rive di terra a cielo aperto quando la città non era molto estesa, sino all’interramento. Ricordiamo che con la parola “interrare” si specifica che il corso d’acqua esiste, ma scorre sotto terra, al contrario di “tombare” che sta a significare che il corso d’acqua è stato cancellato totalmente, sepolto, sparito e non ve n’è più traccia).