Il perduto Mulino del Gomito

Mulino del Gomito 0001Queste le poche notizie trovate inerenti la storia del Mulino del Gomito:

“… pochi borghetti aveva allora San Niccolò (di Villola, ove il mulino era di giurisdizione della parrocchia di…) pure a Muro lungo dè Belvisi abitavano cinque famiglie; ai luoghi dei Ratta e dè Baldi famiglie quattro; e quattro al solo dè Marulli. Così la Sterlina o San Sisto, dov’era osteria, trovavasi popolata a sufficienza; e più poi il Molino del Gomito, dov’erano raccolte ai suddetti giorni sei famiglie numerose …”

“… il Molino del Gomito sunnominato è di ragione dè Signori Amorini, a quanto ne vien detto; e lavora con acque provenienti da San Ruffillo, le quali ancora fanno agire il Molino della Misericordia, fuori appena Porta Castiglione …”[1]

“… ma il tempo vi potè addosso moltissimo, l’incuria umana assai più…”[2]

Arrivando a tempi più recenti:

…fu attivo fino alla seconda metà del 1970, ed era permesso al privato di andare a macinare la propria farina. Nell’edificio risiedeva stabilmente una persona addetta al funzionamento dei meccanismi. Poi fu abbandonato il tutto e divenne ricovero per povera gente. Il degrado divenne sempre più evidente e cominciarono a cedere le strutture per mancanza di manutenzione; i crolli si fecero continuamente più estesi e non si salvarono neppure un paio di teste in bassorilievo collocate all’ingresso principale. Mutato in contenitore per rifiuti, all’interno si poteva trovare di tutto. Una stanza al piano terra conteneva migliaia di bottiglie vuote diverse per forma, sul retro in quella che doveva essere una cantina, molti tini di varie dimensioni. I locali interrati che ospitavano i congegni per la molitura furono depredati di ogni particolare, sparite pure le stesse macine. Le condotte sotterranee che prelevavano l’acqua dal vicino Savena furono chiuse, tombate e distrutte. In seguito si demolirono i muri scampati ai crolli per spianare tutta l’area e farne un complesso residenziale. Furono risparmiati la piccola cappellina con deliziosi affreschi e i pilastri d’ingresso lavorati con motivi ornamentali. Cominciate nel 2007, le opere vennero sospese poco dopo lasciando incustodita l’area; riprese successivamente per la realizzazione di un moderno complesso edilizio, ad oggi non sono ancora terminate.

Sono state inserite nella Gallery alcune immagini tratte dal nostro archivio fotografico, prima, durante e dopo la demolizione.


[1] Le Chiese Parrocchiali della Diocesi di Bologna ritratte e descritte, Tomo I, 1844.

[2] Sonetto di Giulio Cesare Croce riferito alla Villa del Tuscolano, ma la citazione può essere usata in riferimento anche a questo edificio scomparso.