Il canale Navile da Bologna a Malalbergo: il Tuscolano

La villa Ramondini chiamata, in seguito, il Tuscolano, sorgeva nella campagna bolognese tra il Canale Navile e la Via di Saliceto (da cui distava circa 40 metri) lontana 4 chilometri circa da Porta Galliera, tra Corticella e Castagnolo Maggiore (ora Castel Maggiore); fu costruita tra il 1561 e il 1571 nel Comune di Saliceto sotto la Parrocchia di S. Maria di Sabbiuno dalla borghese e ricca famiglia Ramondini, appunto, per trascorrervi gli ozi estivi lontano dall’infuocata città e per ospitare illustri amici, artisti e letterati di passaggio. Era una villa ben costruita e arredata, un vanto per la casata, tra l’ammirazione delle altre famiglie nobili e serviva nella scalata a quel successo della società di allora, che consentiva l’assunzione di titoli nobiliari e cariche pubbliche fino a quella senatoria, elargite dal Papa verso la fine del 1500 alle diverse casate emergenti. La zona formata da poderi già di loro proprietà era indicatissima per la villeggiatura, con un clima mite e il paesaggio reso vario e ondulato dalla vicina presenza del Canale Navile, che risultava anche facile via di comunicazione con la città. Il fabbricato fu eretto con grandi mezzi economici e gli abbellimenti continui e sfarzosi delle sale tramite la collaborazione di valenti artisti, deve aver creato quell’atmosfera tipica di allegri convegni, battute di caccia e svaghi agresti, come appariva da una pittura murale ivi esistente, raffigurante l’intera famiglia Ramondini intenta a intrattenere gli ospiti. Per motivi economici il palazzo, assieme al podere di 50 tornature compreso, per 15.000 ducati, passò nel 1566 alla nobile famiglia di Giovanni Battista Campeggi Vescovo di Maiorca, uomo eruditissimo ed abile scrittore in lingua latina, che in memoria della splendida villa posseduta al Tuscolo da Cicerone, volle chiamare “Tuscolano” questa dimora; e tanta fu la cura ed il denaro che impegnò nell’ornamento imponente, negli arredi e nell’abbellimento di preziose e abbondantissime suppellettili, da lasciare strabiliati i vari forestieri e visitatori, che la ritenevano degna di un Re. Con la morte del Campeggi nel 1583 iniziò per il Tuscolano la parabola discendente, passando nel 1592 al conte Rodolfo Campeggi e successivamente nel 1601 ai fratelli del Cardinale Bonifacio e Conte Luigi Bevilacqua di Ferrara per £ 65.000, con rogito di vendita che specificava l’esistenza del “vividario” cioè il bellissimo giardino creato dal Campeggi che aveva anche allargato la tenuta a 138 tornature dalle 50 iniziali. I nobili Bevilacqua originari di Ferrara, ma con cittadinanza bolognese conferita da Clemente VIII nel 1602, ricevettero facoltà, onori e prerogative riservate alle nobili e senatorie famiglie di Bologna, pertanto il Tuscolano secondo quanto il Masini (il celebre cronista di allora) ci fa pervenire, risultava nella seconda metà del ‘600 ancora “grande, nobilissimo e deliciosissimo” e conteneva ancora molte “statue e antiche memorie di marmo”. Il decadimento però non tardò ad arrivare, presentandosi con la trascuratezza dei proprietari, che in tempi brevi smisero di abitarlo ed anche di villeggiarvi spogliandolo dei bellissimi arredi e suppellettili e trasportando le statue e le lapidi antiche per adornare la loro dimora di Ferrara. Così in completo abbandono le splendide sale dipinte, da luogo di convegno di dotti e letterati, furono alla mercè dei poveri coloni che lo abitavano e che coltivavano il terreno circostante. Da quel momento il magnifico Tuscolano fu declassato ad abitazione rurale.

Dal catasto Boncompagni risulta nel 1783 che rimanendo inalterata la proprietà, questi terreni erano lavorati da certo A.Parenti per la parte verso il palazzo e da certo A.Aldrovandi per la parte verso il Canale. E’ da ricordare che nelle piante catastali del Comune di Saliceto, l’edificio appare circondato da un’area verde da cui si dipartono due vialoni (uno verso nord ed uno verso Bologna), a significare che il bellissimo parco non era ancora distrutto e nell’edificio dovevano ancora essere presenti tracce dell’antica grandezza se il Calindri (altro cronista) ricorda alcune memorie e lapidi antiche di epoca romana, oltre ad un porticato di ordine corinzio in grande decadenza. Una splendida occasione per il ripristino del Tuscolano si presentò nel 1758 quando il nobile bolognese G. Ludovico Bianconi, volendo rimpatriare dalla Sassonia aveva cercato di acquistare questo edificio: …”amerei, diceva in una lettera il Bianconi, di comperare il Tuscolano perché è un luogo sì celebre e sì magnifico…ma l’unica cosa che me lo fa amare è la bellezza della casa…di una bellissima architettura che può chiamarsi museo…Dopo aver richiesto i disegni dell’interno e dell’esterno ed un elenco delle “anticaglie” che vi si conservavano (facendo pensare che nell’edificio esistessero ancora molti quadri e affreschi) la trattativa si bloccò per il prezzo oneroso richiesto dalla proprietà, che successivamente nel 1820 riuscì a venderlo a certo Luigi Naldi, ricco, rozzo ed ignorante speculatore (di una speciale razza umana non ancora estinta oggigiorno), che non volendo spendere soldi nel restauro, pensò di demolirlo ricavando da uno dei luoghi più celebrati dai nostri storici, un buon guadagno sugli ottimi materiali da costruzione. E a nulla valsero gli sforzi e le pressioni dell’Accademia di Belle Arti che ne richiedeva la conservazione ed il ripristino sia per il bellissimo esterno oggetto sovente di studi, e sia per i mirabili e grandiosi cieli di affreschi delle sale interne, opere di valenti artisti. Fu solo concesso di eseguire rilievi e disegni, impronte sezioni e prospetti, oltre a dettagli di ornamenti, da usare come materiale di studio, in parte poi perduto e recuperato parzialmente da un grande amatore e raccoglitore di cose patrie, Raimondo Ambrosini.

Altre notizie si troveranno nel volume “Il canale Navile da Bologna a Malalbergo

 

  • Esiste un servizio fotografico completo dell’area ove sorgeva la villa e, unica superstite, la conserva, realizzato da Massimo Brunelli, Copyright 2008.

 

Bibliografia presente negli archivi dell’Associazione dalla quale si è preso spunto per il parziale articolo:

  • L.Cremonini, 1988 – Castel Maggiore com’era…e com’è.
  • G.Roversi, 1964 – Il Tuscolano, in Strenna Storica bolognese anno XIV.
  • M.Fanti, 1996 – Ville Castelli e Chiese bolognesi da un libro di disegni del cinquecento.
  • G.Cuppini – A.M.Matteucci, 1969 – Ville del bolognese.
  • G.C.Croce, 1582 – Poemetto sul Tuscolano.